Aida Onlus, l’Associazione che promuove lo sport per diversamente abili


 

In passato mi è capitato di seguire lo sport praticato dai diversamente abili. Ebbene, ricordo con piacere, seguendo il basket in carrozzina, come fossi stato attratto dalle capacità tecniche degli atleti. Non avevo mai avuto l’occasione, per me che seguo il calcio ormai da tanti anni, di rendermi conto quanto questo mondo dello sport praticato dai diversamente abili fosse interessante sotto l’aspetto tecnico e caratteriale. Lontano da ogni pensiero ipocritamente pietistico, ricordo di essermi accostato al basket in carrozzina con impegno professionale e umano, nella seria convinzione giornalistica di trarne un beneficio da poter trasmettere ai lettori. E’ stata una bellissima esperienza che ricordo con immenso piacere, non solo per gli articoli scritti ma anche per le varie icone che mi ricordano visi, sguardi ed espressioni che da soli mi appartengono. Oggi, a distanza di tanti anni, grazie all’attrice calabrese Annalisa Insardà con la quale ho un rapporto di amicizia consolidato nel tempo, non solo attraverso i messaggi social, scopro dell’esistenza dell’AIDA ONLUS, ovvero Associazione Italiana Diversamente Abili presieduta da suo fratello Reno Insardà. Così leggo che si tratta di un’Associazione senza scopo di lucro nata nel 2005 dall’idea di alcuni giovani per promuovere campagne di sensibilizzazione e solidarietà a favore di tutte le persone diversamente abili, affinché non si cada nell’indifferenza e nello squallido dimenticatoio spesso sommerso ai margini della società. L’intento, così si legge in una nota del sito aidaonlus.org, è anche quello di far esprimere i pensieri dei diversamente abili, poiché seppur impossibilitati fisicamente, possono certamente dare utili insegnamenti di vita. Ed è proprio quello che avevo colto tanti anni fa quando ebbi il mio primo approccio con questo particolare mondo che tanto mi ha insegnato. E’ il tratto di un’esistenza che ti porta a capire quanto il diversamente abile abbia da insegnarci come forza fisica, determinazione e carattere, nel volere arrivare là dove tutti noi normodotati molte volte non riusciamo ad arrivare. “Diversamente abili non significa rinunciare alla vita”, sta scritto chiaramente come messaggio emblematico su in cima al sito dell’AIDA. E devo dire che mai frase è stata più sinteticamente esplicativa di una filosofia di vita che deve farci riflettere molto. Per questo motivo, quest’anno l’Aida ha vinto il bando della Vodafone per portare lo sport paralimpico nelle scuole calabresi. Peccato che il dilagare della pandemia Covid abbia consentito soltanto l’inizio di questo percorso educativo e di sensibilizzazione, soltanto nelle scuole di Cosenza e Catanzaro. Tuttavia, confidiamo che presto, con il miglioramento della situazione pandemica, si possa proseguire nella didattica di tutte le scuole della Calabria. Ma ritornando alle varie iniziative sportive proposte dall’Aida per i fini già descritti, segnaliamo il successo della bella esperienza fatta dai diversamente abili in Sicilia, in quella città di Palermo che si è dimostrata aperta a logiche culturali che si oppongono a tutte le barriere sociali. In questi campionati di tiro con l’arco si sono distinti Enza Petrilli che ha conquistato la medaglia di bronzo e poi altri atleti come Giuseppe Luciano, Rocco Cilurzo, e Pasquale Demasi che hanno raggiunto un ottimo piazzamento. Molto soddisfatta è apparsa Annalisa Insardà che ha accompagnato gli atleti nel capoluogo siciliano. Ma tante e tutte di largo interesse sportivo e tecnico sono le iniziative Aida, come ad esempio la 12sima Edizione della Giornata Nazionale dello Sport Paralimpico che si è svolto a Reggio Calabria con la partecipazione di 2000 atleti provenienti da tutta Italia. Insomma, un mondo davvero bello, interessante, che ti dà molto sotto l’aspetto umano e tanto come logica sportiva che si moltiplica nei gesti squisitamente tecnici prodotti dal diversamente abile. Evviva l’Aida, evviva l’idea di un mondo più proiettato verso il definitivo processo di civile convivenza nel rispetto della persona.

Salvino Cavallaro       

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